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Numero di uscita: 42 | mercoledì 9 gennaio 2013

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 Intervista

Premio della critica a Suoni Emergenti: The Cheers

Si punta sul brit-rock garage dei The Cheers, giovane formazione saviglianese, come premio della critica a Suoni Emergenti 2008.
a cura di Fabio Anghilante e Lorena Ramonda
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GIU 24 2008

Esistono da circa un anno e i primi frutti del loro lavoro arrivano con la vincita del Premio della Critica a Suoni Emergenti 2008. Loro sono i The Cheers, quattro ragazzi provenienti dalla scena brit che aleggia nel Saviglianese.

L: Come avete interpretato la vittoria del Premio della Critica?
Ovviamente siamo stati felici di vincere il premio della critica, anche se quando è stato annunciato che gli Schneeflock erano secondi (secondo noi meritavano la vittoria) abbiamo creduto di poter vincere il primo premio, quindi con l'annuncio della nostra vittoria c'è stato un po' un mix di gioia e frustrazione per il primo premio mancato... (a noi la registrazione sarebbe servita come il pane).
Ovviamente la soddisfazione è comunque grande e il fatto di piacere alla critica è decisamente positivo per noi, ci fa sperare in bene, anche considerando il fatto che non siamo assolutamente un gruppo intellettuale o sperimentale, probabilmente chi ne sa più di noi ci apprezza per la nostra freschezza e ruvidità...
Credo che in fondo sia stata premiata la nostra immediatezza e personalità.

F: Quando nasce il vostro progetto?
Ci siamo formati più o meno un anno fa, iniziando a fare cover dei nostri gruppi preferiti tipo Strokes e Artic Monkeys che piacevano un pò a tutti nonostante i nostri background differenti. All'inizio al basso c'era Balo che purtroppo per motivi personali ha dovuto mollare la band lasciandoci fermi per un bel periodo. Nel frattempo Wolock (basso) è uscito dai Future Social Junk (ex Superfast Ferries ndr.) ed è stato abbastanza naturale che si unisse a noi, visto che ci conoscevamo da tempo, e da quando è arrivato le cose sono andate molto meglio. È stato il regalo del destino! Dopo il premio a Suoni Emergenti 2008 ce lo portiamo dietro un pò come se fosse il nostro porta fortuna!

F: C'è stato un momento preciso in cui avete deciso di smettere di fare cover e darvi a pezzi di composizione vostra?
Quasi subito, è stata una cosa molto naturale e spontanea.

F: Dunque, come nascono i vostri pezzi? C'è qualcuno in particolare che li scrive?
Non c'è un vero e proprio compositore. Chi ha qualche idea arriva in saletta e propone magari un giro. Cerchiamo l'immediatezza quindi la reazione davanti alle prime note è assolutamente decisionale: o ci prende subito, e allora nasce una canzone, o non ci conquista al primo ascolto e in quest'altro caso viene scartato. È musica diretta. In vena.

F: Parlando del filone musicale che si sta muovendo nel saviglianese: ormai da anni la provinicia di Cuneo si divide un pò in zone musicali. Il braidese e dintorni, per esempio, si caratterizza per il noise, mentre nella vostra città si è formata questa New Britain, ovvero i figli del Joyce (Pub saviglianese, ndr.). Siete stati anche voi in questo modo influenzati da detta corrente?
Il James Joyce è come la nostra seconda casa. Finalmente abbiamo un posto dove trovarci, dove ascoltare la musica che ci piace, ed in realtà siamo stati noi a influenzare il Joyce con il british. Abbiamo portato molta gente nell'ultimo anno iniziando a consigliare al proprietario i cd da far ascoltare e adesso il locale è di tendenza ed è sempre pieno.

F: Come sono i rapporti con gli altri gruppi musicali?
Ci sono degli ottimi rapporti con tutti i gruppi della Old School cuneese direi, sicuramente c'è rispetto. Qui nei dintorni, i più simili a noi sono stati i Superfast Ferries anche se all'inizio c'era più collaborazione, ci siamo dedicati addirittura una canzone a vicenda. Ora loro han cambiato nome e genere quindi non si sono più presentate opportunità. In ogni caso non ci chiudiamo nel nostro genere, ma ci piace spaziare, anche stringendo rapporti con gruppi diversi dal nostro, per esempio suoneremo per un concorso il 6 di luglio a cervere, dove ci saranno molti grupppi metal.

F: Avete provato a spedire il vostro demo a qualche pezzo grosso del settore?
Mah, in realtà per il momento aspettiamo di registrare in modo più professionale i pezzi. Poi sicuramente ci proveremo anche se, stando alle statistiche di MySpace, siamo più apprezzati all'estero.

Qui in Italia il discorso è sempre lo stesso. Il mercato viene direzionato da chi ha in mano le redini del gioco e i piccoli gruppi emergenti fanno sempre più fatica ad uscire allo scoperto.


L: Considerando dunque come girano le cose in Italia, non dovrebbe essere negativo il fatto di essere ascoltati più all'estero, no?
No, assolutamente.. anzi! Però purtroppo è da qua che bisogna partire e in realtà o hai soldi da spendere per buttarti e girare in Europa, o di qui... non ti muovi!

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