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Numero di uscita: 42 | mercoledì 9 gennaio 2013

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 Intervista

EG2 - crescere e ringiovanire

Audace progetto musicale che sfida la logica dei suoni
a cura di Lorena Ramonda
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MAG 1 2007

Nell’arte le cose migliori sono sempre quelle che nascono da sole, per caso, e il più delle volte accadono in modo molto curioso.
È successo qualcosa di vagamente simile nel gennaio 2006 che ha permesso di far nascere un nuovo progetto musicale in provincia, diviso tra Villafalletto e Roata Rossi, che ha preso il nome di EG2.
E proprio due sono i componenti del gruppo. Forse è anche per questo che si chiama così. O forse no.

Siamo andati a trovare questo simpatico e divertente duo nella loro sala prove di Villafalletto (decisamente carina, ndr.) gentilmente ospitata dal Consorzio Agrario ormai da tre anni. In questo caso, più che mai, la differenza di età conta veramente poco quando in comune c’è una grande passione per la musica e per il proprio strumento. Ma la particolarità di questo gruppo non sta solo nella formazione, ma anche e soprattutto nel genere da loro proposto nato dall’accostamento di un pianoforte con una batteria, davvero inconsueto, non solo in zona, ma in generale nel mondo della musica.
Ha suscitato perciò la nostra curiosità, com’è giusto che sia, e siamo così andati a conoscere meglio il gruppo.

Fabio Rosso, diciannovenne da poco, arriva da una precoce formazione musicale: fin da bambino insiste con i suoi genitori affinché gli comprino una batteria, ma con scarso risultato. Finché non le viene regalata dal suo maestro. Comincia a studiare batteria l’anno d’inizio delle scuole superiori. In quello stesso periodo si unisce ad un gruppo di musica rock molto rinomato tra i giovani, i Window Shop For Love, con i quali ha passato tre anni a suonare in giro per la provincia, ma soprattutto a crescere musicalmente e non solo. Questo suo gruppo è stato un po’ il collegamento che ha dato inizio al suo progetto attuale degli EG2 che si completa con il suo maestro di solfeggio.
Antonio Ferrara è il suddetto maestro. Trent’anni di esperienza nel campo musicale, specialmente classico, ha svolto parecchia attività come pianista, clavicembalista e direttore d’orchestra, anche se da giovane ha iniziato con un gruppo pop riproponendo cover. Ed ora insegna Esercitazioni Orchestrali al Civico Istituto Musicale "Vivaldi" di Busca e Solfeggio presso il Conservatorio "Giorgio Federico Ghedini" di Cuneo.
Ed è proprio lì che ha inizio il tutto.

ANTONIO: Ci siamo conosciuti perché lui è arrivato nella mia classe, la Prima del solfeggio, e aveva un’aria che io ho definito subito da “teppista”: capelli lunghi, sbracato, aria da bulletto strafottente…
FABIO: E già! Esageriamo! (ride)
ANTONIO: ... berretto perennemente calzato, al che ho detto: “Ci siamo! Questo è uno di quelli che mi farà trovar duro”. Lui ride, ma l’approccio iniziale è stato quello, d’altronde era un ragazzino e l’atteggiamento era un po’ quello di tutti i ragazzini. Poi è successo che Fabio ha avuto un incidente alla fine del secondo corso e quando una sua compagna è venuta a dirmi che si era fatto male, io anziché festeggiare e gioire, ho detto: “Oh, poverino!” e allora mi sono accorto che, forse, un minimo mi ci ero affezionato a questo “teppistello” e sono andato a trovarlo...
FABIO: Sì, sei venuto un paio di volte..
ANTONIO: ... e da lì abbiamo iniziato a frequentarci un po’ di più. Dopodiché l’ho sentito suonare nei Windows (Window Shop For Love, ndr.).
FABIO: Esatto. L’idea gli nasce così. Lui aveva dei pezzi già scritti e ha pensato di aggiungerci sotto la batteria.
ANTONIO: Sì, i pezzi che avevo scritto mancavano di qualcosa, qualcosa d’importante, così li ho fatti sentire a lui e gli ho detto: “Proviamo a mettere insieme la tua bravura come batterista con...”
FABIO: Sì, va beh, esageriamo! Esageriamo come sempre!
Ridono, allora io intervengo per esprimere la mia personale opinione sulla bravura e sulla capacità di comunicazione che Fabio ha con il suo strumento, quel tanto che basta per accendere la discussione e animare lo scambio di battute successive.
ANTONIO: Sì, Fabio è un bravo batterista...
FABIO: (ride) Mettiamo i puntini sulle I. Lui è un pianista a tutti gli effetti, io come batterista non ancora. C’è da dire però che sono cresciuto insieme a lui molto più di quanto avrei potuto fare da solo con altra gente, ecco.
ANTONIO: Sì, diciamo che è servito anche per una crescita reciproca perché c’è stato comunque, e c’è tutt’ora, uno scambio continuo di suggerimenti.
In effetti, i pezzi che proponete non sono affatto semplici, conditi molto spesso da tempi d’esecuzione velocissimi.
FABIO: Sì, il genere è difficile da definire, di nicchia. Per me è stato faticoso da concepire, anche perché sono tempi difficilissimi per un batterista, ma poi lui mi ha aiutato un sacco... cioè, se si trattasse di copiare qualcosa fatto da un altro è un conto, ma in questo caso bisogna partire da zero.
All’inizio comunque non ci siamo messi a suonare con l’idea di mettere su un gruppo, noi ci trovavamo semplicemente una volta alla settimana a far due parole e a suonare. È stato così per cinque mesi.
ANTONIO: Il lavoro si è poi intensificato nell’estate scorsa quando abbiamo deciso di presentare il lavoro, una volta sistemati per bene i pezzi che avevamo a disposizione, ad un gruppo di amici, per lo più musicisti anche loro, e ci siamo fissati una data a fine agosto. E questo c’ha costretti a lavorare sodo.
FABIO: Sì, diciamo una media di quattro prove a settimana, dalle tre alle quattro ore.
ANTONIO: Si trattava proprio di creare i pezzi, montarli, trovare soluzioni...
FABIO: Al contrario di prima, dove ci si trovava e si cercava di capirne qualcosa, nell’estate abbiamo dovuto lavorare per prepararci a quell’esibizione. Poi i pezzi sono troppo difficili perché si possa provare da soli su una base registrata, quindi occorreva proprio provare insieme e studiare in due.
Fabio tiene a precisare che tutti i pezzi vengono scritti da Antonio, anche quella della batteria.
ANTONIO: È musica assolutamente non scontata, non ci sono tanti riferimenti o, comunque, se ci sono, sono dei più svariati e quindi ogni volta dobbiamo effettivamente inventare anche la parte della batteria, creare ex-novo un qualche cosa di non ancora sentito. L’idea è quella di avere una certa qual originalità, almeno, quelli che ci hanno sentito hanno notato un qualche cosa di particolare, di diverso, di non ancora sentito.
A proposito di chi vi ha già ascoltato, avete parlato prima di un’esibizione riservata ai vostri amici musicisti. Com’è andata? Chi c’era a sentirvi?
ANTONIO: Guarda, abbiamo fatto tre serate: nella prima abbiamo invitato tutti componenti dei Windows, tutti gli amici e coetanei di Fabio dei quali la stragrande maggioranza erano musicisti nell’ambito del rock, la seconda serata è stata più rivolta alla mia cerchia di amicizie e conoscenze per la maggior parte nel campo della musica classica questa volta e la terza serata l’abbiamo organizzata per musicisti e...
FABIO: ... e direttori di istituti musicali. C’era anche il mio insegnante di batteria, Bruno Astesana... insomma, in generale gente con delle carriere alle spalle interessanti dal punto di vista musicale. Anche perché noi per quelle serate volevamo testare un po’ e sentire i pareri di gente amica che potesse dirci se la cosa funzionava o no e i loro pareri sono stati molto utili. L’ultima serata comprendeva un numero più ristretto di pubblico. Inoltre, tra quelli, c’era anche il direttore del consorzio, una persona molto squisita che ci ha aiutato tanto con la sala prove dimostrandosi davvero aperta su questo fronte.
Per concludere, il nome Eg2 è particolare quasi quanto la formazione del gruppo. Come nasce?
ANTONIO: Allora, abbiamo diverse soluzioni: Elettronic Generation 2...
FABIO: (ride)
ANTONIO: ... Era Glaciale 2...
(ridiamo)
ANTONIO: ... lasciamo alla fantasia l’interpretazione. Poi alla fine cediamo e sveliamo che in realtà...
FABIO: ... abbiamo pensato a questo posto, dove c’è la nostra sala prove, il quale vent’anni fa era un essiccatoio di grano e questo era il numero due.
ANTONIO: Essiccatoio Granoturco 2.

A questo punto chiudiamo l’intervista chiedendo loro di suonarci qualcosa: pianoforte e batteria si fondono in un tutt’uno, a tratti alternandosi l’un l’altra, dando quasi una sensazione di musica new-age che è un attimo poi tutto sembra riversarsi in una danza.
Un peccato che sulla carta non si possa riprodurre, ma sarà possibile sentire gli EG2 esibirsi agli inizi di luglio al Castello del Roccolo di Busca.

Pubblicata su "Il Buschese"
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